Intervista a Lorenza Farina



Lorenza Farina è nata a Vicenza nel 1956.
Si laurea in materie letterarie e si specializza in Biblioteconomia.
Attualmente è bibliotecaria presso la Biblioteca Civica Bertoliana di Vicenza. Ha all'attivo più di trenta pubblicazioni tra le quali "Viola non è rossa" illustrata da Marina Marcolin (Kite), "I sogni di Agata" illustrato da Sonia Maria Luce Possentini (La margherita edizioni), "Il volo di Sara" illustrato da Sonia Maria Luce Possentini (Fatatrac).

 



Come mai ha deciso di scrivere per i bambini e i ragazzi?

Per rispondere a questa domanda devo parlare della mia professione.
Io lavoro da parecchi anni come bibliotecaria, occupandomi di libri per ragazzi e di problematiche legate alla lettura e alla letteratura per l’infanzia. Questo lavoro mi permette di stare accanto ai giovani lettori e ai libri rivolti a loro e di stimolare quotidianamente la mia fantasia. Inventando storie o facendo la bibliotecaria ho scoperto che il fine è lo stesso: avvicinare i bambini e i ragazzi al piacere della lettura.

Mi piace scrivere per bambini, perché c’è ancora una parte di me che è rimasta bambina e che ama fantasticare, inventare situazioni e personaggi. Quando scrivo delle storie molti sono, infatti, i riferimenti anche “inconsci “ alla mia infanzia. Sono convinta che, in fondo, tutte le storie che si raccontano pescano dentro quell’unico pozzo profondo che è l’infanzia.

A che tipo di storie preferisce dedicarsi?

Mi sono cimentata in vari generi letterari: romanzi, racconti e fiabe per i più piccoli con una predilezione per le storie ambientate nel verde, perché i prati, la siepe, l’orto, sono come libri da “sfogliare” e da “leggere“ con rispetto e amore. Scrivo sia storie divertenti, ma anche storie che fanno riflettere, come ad esempio i due racconti illustrati che parlano della Shoah, La bambina del treno (Paoline, 2010, illustrazioni di Manuela Simoncelli) e Il volo di Sara (Fatatrac, 2011, illustrazioni di Sonia M.L. Possentini).

Amo le storie brevi che si adattano ad un libro illustrato, non perché sia più facile scriverle rispetto a un romanzo. La storia breve ti permette di cogliere l’attimo, è come “un’epifania” che si svela in tre cartelle. Non a caso le mie autrici preferite sono Virginia Woolf e Katherine Mansfield che hanno saputo trasferire nelle loro opere i “momenti d’essere” della vita.

Ci racconta quando scrive, il suo tavolo da lavoro, e se preferisce la carta o il pc?

A me capita di avere l'idea di una storia nei momenti e nei luoghi più imprevisti: ad esempio quando in cucina sto mescolando il risotto, quando passeggio per la strada o prima di prender sonno. In quei momenti è importante aver vicino un foglio e una penna per fermare sulla carta l'idea che viene in mente in modo che non svanisca. Qualche volta mi bastano poche frasi, talvolta una parola per delineare una storia.

A volte un racconto può nascere da un ricordo d'infanzia, da una persona intravista in treno, da qualche esperienza o da un fatto letto sul giornale o visto alla TV, dalla lettura di un libro. Altre volte, invece, una storia non nasce in modo immediato, ma impiega molto tempo per prender forma, per delinearsi.

Ci sono tante immagini che si raccolgono in tempi diversi in diversi angoli del cervello, poi quando queste immagini diventano numerose, comincio a scriverle e a fissarle su un foglio di carta.
Dopo un periodo di tensione durante il quale mi sembra di vivere come in un mondo di sogno di cui immagino sensazioni, odori, colori, la scena comincia a delinearsi nella mia testa.
Allora all'improvviso e in modo misterioso si avvicina quel momento magico in cui tutte le cose che ho pensato a lungo nel corso di settimane o di mesi si amalgamano insieme, prendono corpo.

Scrivo in cucina o nel mio studio. La prima stesura è sempre fatta a mano su fogli di carta riciclata e poi trascrivo nel pc.

Ci sono delle consuetudini, situazioni o atmosfere che cerca di ritrovare o ricreare perché aiutano il suo processo creativo?

Per scrivere una storia ho bisogno di concentrazione, quindi di un ambiente silenzioso, magari seduta di fronte ad una finestra che dà su uno spazio verde. Mi aiuta a rilassarmi e a “volare” con la fantasia in un mondo immaginario.

Sta lavorando a qualcosa di nuovo in questo periodo?

Sto scrivendo un racconto biografico su Anna Frank e poi ho in mente altre storie per dei libri illustrati, un genere che mi piace molto, perché attraverso le immagini il bambino lettore può avvicinarsi all’amore per l’arte.

Ha mai sognato il personaggio di una delle sue storie dopo averlo inventato?

Di solito i personaggi mi “perseguitano” mentre sto inventando la storia che li vede protagonisti. Poi, una volta terminato il racconto, essi continuano a vivere di vita propria e “mi lasciano in pace”, se così si può dire.

C’è qualcosa che vorrebbe lasciar detto in questa intervista?
Una riflessione, un pensiero, ciò che preferisce, ci dica.

Vorrei avere più tempo da dedicare a questa mia passione, ma in realtà l’amore per le storie e per i libri è così irresistibile che il tempo lo trovo sempre! E in questo “tempo rubato” ogni volta accade la magia del racconto.

Alcuni affermano che la letteratura per i ragazzi è di serie B.
Cosa rispondere a chi la pensa così?

Forse qualche tempo fa la letteratura per ragazzi era considerata la Cenerentola della letteratura. Oggi ha fatto passi da gigante e si è trasformata in una bella principessa, grazie al lavoro molto professionale e creativo di autori, illustratori ed editori che amano i libri per bambini e per ragazzi.


Se qualcuno, per qualsiasi motivo, volesse utilizzare anche solo in parte l’intervista presente in questo post, dovrà chiedere esplicita autorizzazione all’autore che ha fornito le risposte.




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