Intervista ad Angela Ragusa



Nel 1995 una delle mie prime traduzioni (Monster, di Christopher Pike) ha vinto il Premio Andersen-Baia delle Favole come ‘Migliore Traduttore dell’Anno’. Nel 2004, il mio nome è stato inserito nella "Honor List" dell'IBBY (International Board on Books for Young People) quale Miglior Traduttore di Libri per Ragazzi in Italiano. Dopo aver tradotto libri (per ragazzi e non) per una decina d'anni, ho cominciato a scrivere. Nel 2006 il mio primo libro, I Cavalieri del Vento, ha vinto la XXVIII edizione del Premio Cento, uno dei più importanti premi italiani assegnati ai libri per ragazzi; e nel 2008 ha vinto anche la V edizione del Premio Sardegna. Nel 2009, un altro mio libro, Luci di mezzanotte, un mystery ambientato a Firenze, ha vinto la XI edizione del Premio Un Libro per L'Ambiente e nel 2010 è stato tra i finalisti del premio Critici in Erba. Ma ho scritto anche altri libri…


1 Come mai ha deciso di scrivere per i bambini e i ragazzi?

Non l’ho esattamente ‘deciso’ – di scrivere, voglio dire; e tanto meno di scrivere per ragazzi... una definizione che ormai mi irrita: Dickens, Stevenson & co mica scrivevano ‘per ragazzi’ (anche se i loro libri hanno popolato gli anni giovanili di parecchie generazioni): scrivevano storie e basta.
Quanto a me, ho cominciato a scrivere perché mi sono venute in mente storie che mi sembravano carine e mi è venuta voglia di farle conoscere anche ad altri.

2 Che genere di storie le piace inventare?

Quelle che mi piacevano quand’ero piccola... e che sono tuttora fra le mie preferite. Ossia storie di avventura, mistero, magari un pizzico di soprannaturale e di paura, però senza esagerare.

3 Ci racconta quando scrive, il suo tavolo da lavoro e se preferisce la carta o il pc?

Uso carta e penna solo per prendere appunti, o magari per buttare giù le linee generali di una trama, quando sono in giro: al mare d’estate, o in montagna a fare una passeggiata, o in viaggio. Però lavoro fondamentalmente al computer: molto più facile cancellare, spostare frasi, riscrivere, modificare... come farei a sopravvivere senza il mio mac? E poi, attorno al computer, ci sono fogli, foglietti, un minidizionario dei sinonimi se mi s’inceppa la memoria e non riesco a trovare la parolina giusta, stratificazioni di posta varia, penne, matite: una gran confusione, insomma, ma di solito riesco sempre a trovare al volo quel che mi serve.

4 Ci sono delle consuetudini, situazioni o atmosfere che cerca di ritrovare o ricreare perché aiutano il suo processo creativo?

No, non ho riti particolari, a parte uno iniziale: la primissima stesura della trama generale di un nuovo libro ‘devo’ scriverla su un particolare tipo di blocco per appunti: a spirale (non del tipo che si sfoglia a libro, ma con le pagine che girano in alto), fogli a quadretti, dimensioni medie in grado da farmelo infilare in tasca.
E pennarello rigorosamente sottile ma non troppo (07). Superato questo stadio, va tutto bene.

5 Quando nasce un nuovo racconto?

Può nascere in qualunque momento e da qualunque spunto. Spesso le idee migliori mi arrivano proprio prima di addormentarmi, o quando, appena sveglio, mi crogiolo ancora fra la veglia e il sonno.

6 Sta lavorando a qualcosa di particolare in questo periodo?

Un libro più corposo dei precedenti (e forse non particolarmente ‘per ragazzi... o meglio: dai 10 agli 80, basta che siano lettori) con il quale faccio a tira-e-molla da un anno e mezzo: ci lavoro, lo mollo, lo riprendo, lo rimollo e via così.... forse quest’estate riuscirò ad applicarmici, chissà.

 

7 Come definirebbe il suo stile?

Mah? Non saprei davvero. Mi piace pensare di scrivere in modo chiaro, scorrevole, non pomposo, avvincente... di scrivere in un modo che costringe il lettore a girare le pagine e lo rende ansioso di arrivare alla fine e incapace di mettere giù il libro prima di avere scoperto ‘come va a finire’ (sono questi i libri che sono sempre piaciuti anche ame!)

8 C’è qualcosa che vorrebbe lasciar detto in questa intervista?
   Una riflessione, un pensiero, un messaggio, ciò che preferisce, ci dica.

Doppio ‘Mah?’ anche qui. Non sono molto incline ai ‘messaggi’, nei miei libri e/o nelle interviste...
Un augurio e una speranza, piuttosto: che uno dei miei libri aiuti qualche ragazzino a scoprire quanto divertente può essere la lettura, e che questo lo spinga a leggerne molti molti altri... mica solo i miei!!!


Se qualcuno, per qualsiasi motivo, volesse utilizzare anche solo in parte l’intervista presente in questo post, dovrà chiedere esplicita autorizzazione all’autore che ha fornito le risposte.






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