Intervista ad Angelo Petrosino


Nasce il 3 febbraio 1949 a Castellaneta (TA) e quando ha dieci anni la sua famiglia si trasferisce in Francia. Dapprima ha vissuto nell'Auvergne e poi a Parigi, che considera la sua città di adozione. Oggi vive a Chivasso. Ha insegnato per quasi 40 anni in una scuola elementare di Torino. Dai primi anni '80 ha cominciato a collaborare con riviste di pedagogia e di letteratura per ragazzi. E’ stato direttore delle riviste per ragazzi IL GIORNALE DEI BAMBINI e PETER PAN. Si dedica anche alla traduzione dall'inglese.

Ha riscosso un enorme successo con le serie "I diari di Jessica" e soprattutto con  i libri di "Valentina" editi da Il Battello a Vapore –Piemme e che sono tra i libri per l’infanzia più conosciuti in Italia.

Ha scritto più di un centinaio di libri.



Come mai ha deciso di scrivere per i bambini e i ragazzi?

Ho cominciato con lo scrivere dei racconti umoristici che avevano a protagonisti i miei alunni.
Mi sono allora reso conto che riuscivo, con le mie storie, a dar voce in modo puntuale alla sensibilità infantile, in tutte le sue sfaccettature. Il tema della crescita è diventato così, a mano a mano, quello fondamentale nei miei racconti. Insieme a quello del viaggio e degli incontri con gli altri. Ho cominciato a viaggiare sin da piccolo, conosco a fondo l’Italia e l’Europa e molte delle mie storie sono perciò ambientate in contesti che mi sono cari: a partire dalla Cornovaglia, luogo di elezione dei viaggi d Valentina.

Ci racconta quando scrive, il suo tavolo di lavoro e se preferisce la carta o il pc?

Per molti anni ho scritto a mano, con una penna stilografica che non ho mai perso e di cui non mi sono mai disfatto. Oggi gli editori, per velocizzare il lavoro di composizione del libro, chiedono solo documenti elettronici. Perciò da circa dieci anni scrivo con un computer portatile. Ma anche adesso, prima di cominciare a scrivere, adopero sempre la penna stilografica(anzi, più di una e con inchiostri di diversi colori) per stendere le mie scalette e i miei appunti preparatori.
   
Ci sono delle consuetudini, situazioni o atmosfere che lei cerca di ritrovare o  ricreare perché aiutano il suo processo creativo?

In realtà non seguo riti particolari prima di cominciare a scrivere. Mi siedo davanti al computer quando ho chiaro nella testa il libro che voglio realizzare. Perciò posso scrivere dappertutto e non in un luogo specifico consacrato a questo scopo. A volte mi è capitato di scrivere dei capitoli persino in treno. Manualmente, però. Non potrei mai scrivere al computer in treno. Sarebbe come farlo sotto gli occhi del pubblico, in atteggiamento da narciso. La penna che scorre sulle pagine mi sembra più intima e riservata. Ma questo accade solo in casi eccezionali. In linea di massima preferisco un  luogo raccolto dove concentrarmi senza distrazioni.

Qual è il racconto che spera un giorno di riuscire a scrivere? Quello che sente vorrebbe raccontare e spera di essere in grado di tirar fuori.

Confesso che non ne ho proprio idea. Scrivo libri da più di vent’anni e nelle mie storie ho toccato e trattato situazioni  e temi diversissimi.
Sono molto legato alla realtà, mi guardo intorno, vedo come cambia il mondo, la psicologia dei ragazzi e degli adulti, le relazioni che le persone intrattengono modificandole in continuazione  e modificandosi. Perciò finora ho potuto dire tutto quello che sentivo di volere e poter dire. Dunque non c’è qualcosa di particolare che abbia rimandato o mi riservi di affrontare in futuro con mezzi diversi da quelli che posseggo.
Continuerò a indagare il mondo nel quale vivo con la curiosità e l’interesse di sempre.

A cosa sta lavorando in questo periodo?

Ho dato l’avvio a una nuova collana con il personaggio di Valentina, in cui la protagonista affronta l’avventura del liceo. Ho fatto cioè un passo avanti nel raccontare l’adolescenza. Sono usciti i primi due volumi, ne sto scrivendo altri due.

Solitamente in quanto tempo è pronto un suo libro?

Dipende dalla natura del libro. Un romanzo di medie dimensioni mi prende complessivamente un mese.
Ma ho scritto anche libri più complessi con intenti divulgativi di carattere storico e  geografico: come il Viaggio in Italia di Valentina, Il Viaggio in Europa, e il Viaggio nella Storia d’Italia. In questi casi, tenendo conto delle ricerche e dei viaggi veri effettuati, il tempo di composizione è stato notevolmente più lungo.

C’è qualcosa che vorrebbe lasciar detto in questa intervista?
Una riflessione, un pensiero, un messaggio, ciò che preferisce, ci dica.

Il mio primo libro è uscito dopo quasi 25 anni di tirocinio e di apprendistato, per così dire. E’ stato un lungo periodo in cui ho scritto solo per me, tentando ogni genere e ogni argomento, senza mai cedere alla tentazione di rinunciare. Alle tante ragazze che mi scrivono e che hanno fretta di pubblicare, dico sempre di avere pazienza. Di coltivare la scrittura con amore e tenacia. Ne ricaveranno innanzitutto dei grandi benefici interiori  e una conoscenza più profonda di se stesse.  I libri scaturiranno quando avranno la padronanza dei loro sentimenti e delle loro emozioni, quando avranno esplorato il cuore umano senza remore, e quando avranno imparato a rispettare le parole.





Se qualcuno, per qualsiasi motivo, volesse utilizzare anche solo in parte l’intervista presente in questo post, dovrà chiedere esplicita autorizzazione all’autore che ha fornito le risposte.

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